Ascolta l’intervista alla giornalista Michela Gargiulo e a Margherita Asta cliccando sul play della foto principale
Pizzolungo 2 aprile 1985: una strage senza verità
Palermo. La mattina del 2 aprile del 1985, poco dopo le 8:35, sulla strada statale che attraversa Pizzolungo a Trapani, posizionata sul ciglio della strada statale, un’autobomba è pronta per l’attentato al sostituto procuratore Carlo Palermo che dalla casa dove alloggia a Bonagia si sta recando al palazzo di Giustizia di Trapani a bordo di una Fiat 132 blindata, seguito da una Fiat Ritmo di scorta non blindata.
In prossimità dell’auto carica di tritolo l’auto di Carlo Palermo supera una Volkswagen Scirocco guidata da Barbara Rizzo, 30 anni, che accompagna a scuola i figli Giuseppe e Salvatore Asta, gemelli di 6 anni. L’utilitaria si viene a trovare tra l’autobomba e la 132, fa da scudo all’auto del sostituto procuratore che rimane ferito.
Nella Scirocco esplosa muoiono dilaniati la donna e i due bambini. Il corpo squarciato della donna viene catapultato fuori dall’auto mentre i corpi a brandelli dei bambini finiscono dispersi molto più lontano. Sul muro di una palazzina a duecento metri di distanza una grossa macchia mostra dove è finito un corpicino irriconoscibile.
Dei quattro agenti della scorta quelli sulla 132, l’autista Rosario Maggio e Raffaele Mercurio, rimangono leggermente feriti mentre gli altri due vengono gravemente colpiti dalle schegge, Antonio Ruggirello a un occhio, Salvatore La Porta alla testa e in diverse parti del corpo.
L’attentato, il 2 aprile 1985, nel borgo vicino a Trapani, era stato preparato per Carlo Palermo e la sua scorta per fermare le sue indagini scomode su mafia e politica. L’esplosione travolse invece l’auto di Barbara Rizzo, 31 anni, uccidendo lei e i suoi gemellini, Salvatore e Giuseppe di 6 anni.
L’altra sorella Margherita di 10 anni si è salvata per una casualità: non era a bordo perché decise di farsi accompagnare a scuola da un’amica.
Un’autobomba esplode legando i destini di una bambina di 10 anni, Margherita, che perde la mamma e i suoi fratellini di sei anni, e quello di un magistrato, Carlo Palermo, scampato alla morte che era stata preparata per lui.
La storia di quella strage è diventata un romanzo dalla penna di Margherita Asta e della giornalista Michela Gargiulo, “Sola con te in un futuro aprile” (Fandango libri).
“La mia storia – dice margherita – dimostra come le mafie colpiscono tutti e anche che la mafia è un pezzo di un mix esplosivo, fatto anche di affari e politica corrotta, che ‘forse’ ha portato alla morte di mia madre e dei miei fratelli. Dico forse perché non c’è stata una verità giudiziaria”.
Per anni Margherita non ha voluto incontrare il magistrato ma poi, quando nel 2006 ha avuto la forza di abbracciarlo, assieme a don Luigi Ciotti a Trento ha avuto una grande emozione:
“Pensavo di incontrare un magistrato, uomo forte, vidi un uomo provato, che aveva bisogno di sostegno. Quell’incontro ci ha uniti”, racconta.
Gli esecutori materiali sono stati condannati in primo grado e poi assolti in appello e Cassazione.

Margherita Asta insieme a Carlo Palermo © Peppe Aiello Blue service
I vertici di Cosa nostra, Totò Riina, Vincenzo Virga, Nino Melodia e Balduccio Di Maggio, furono condannati come mandanti.
Ma sulla strage di Pizzolungo ruotano ancora numerosi misteri .
A 34 anni di distanza la richiesta di verità e giustizia su quel delitto è ancora forte ed è più che mai necessario comprendere ciò che è avvenuto in merito a questa storia. Una vicenda che ha segnato profondamente Carlo Palermo il quale, anche dopo aver lasciato la magistratura nel 1990, non ha mai smesso di indagare sui rapporti tra mafia e Stato. Anche se per l’attentato sono stati condannati i boss mafiosi, appare evidente che a voler eliminare il magistrato non fosse solo Cosa nostra.
“La macchina rallenta improvvisamente, c’è una buca enorme sull’asfalto, sembra sia esploso un vulcano. Sul muro bianco della villa davanti a noi c’è una macchia rossa. Non faccio neanche in tempo a vederla bene. “Papà, è sangue nostro questo?”