Ascolta l’intervista a due ristoratori del centro storico di Palermo Francesco Carnevale e Salvo Ferrigno cliccando sul play della foto principale
Primo Maggio per ripartire: “sciopero alla rovescia” e rinascita
Palermo. Primo Maggio del lavoro che manca, del lavoro sottopagato. Così, in un tempo non molto lontano. Quest’anno in questa festa dei lavoratori si aggiunge anche il lavoro perduto, sospeso, in attesa di ripartire, senza una visione certa per il futuro.
L’emergenza Coronavirus, trasforma questa giornata di festa e di rivendicazione dei diritti, in un lungo momento senza parole.
Cosa dire ai tanti lavoratori in cassa integrazione, ai ristoratori, ai baristi, agli operatori del turismo, e a tutti coloro che aspettano regole e notizie per poter ripartire?
Sono loro i nuovi poveri generati dall’emergenza sanitaria che ha azzerato i bilanci di un paese già segnato in passato da una crisi economica adesso sempre più difficile da risollevare.
Poco contano gli interventi dei segretari dei sindacati,intenti a difendere una vasta categoria di insoddisfatti, delusi e impotenti di fronte una triste realtà inaspettata.
Che sia questo un Primo Maggio di riscatto e di ripartenza.
Restano le domande su come andrà a finire, restano le amarezze di un Paese che si ritrova sempre più debole e ferito.
Un Primo Maggio in quarantena con le città vuote senza feste, concertoni e turisti.
Le maggiori località balneari, di questi tempi affollate, si ritrovano desolate con solo i residenti ad ammirare la bellezza della natura, unica risorsa che sembra rinascere.
A Palermo ci si è svegliati con il silenzio a cui i cittadini si sono abituati.
I ristoratori e i proprietari di bar e pub hanno protestato in questi giorni per chiedere regole certe, altri si sono dati alla solidarietà preparando pasti per gli indigenti. “Credo che uno sciopero debba essere sempre, oltre che scienza, un’opera d’arte” lo disse Danilo Dolci nel 1956 quando a Partinico organizzò una forma interessante di protesta spiccatamente non violenta, lo “sciopero alla rovescia” per rivendicare il diritto al lavoro dei tanti operai inoccupati del tempo.
Oggi nel 2020, ispirandosi ad una figura che tanto ha dato alla Sicilia, una rappresentanza del comparto dei lavoratori della ristorazione di Palermo, fermo a causa del Covid, sceglie di riproporre tale forma di contestazione.
Mentre al nord riaprono fabbriche, i motori principali dell’economia del meridione, il turismo e la ristorazione, restano nella grande incertezza rispetto alle modalità ed alle forme di sostegno che gli permetteranno di tornare al lavoro.
A questa ingiustizia alcuni ristoratori del centro storico di Palermo reagiscono con una grande azione solidale comunitaria per far sentire la voce di un territorio già fragile che chiede di essere sostenuto ed accompagnato in questo momento di grande difficoltà.
Per questo nel giorno della festa dei lavoratori apriranno le cucine proprio nel centro storico di Palermo dove turismo e la ristorazione sono più duramente colpiti, i ristoranti cucineranno 2 mila piatti che più di cinquanta volontari distribuiranno alle famiglie in difficoltà .
“Per anni abbiamo sentito dire la frase ‘in Sicilia si potrebbe vivere solo di turismo’, è questa la grande industria del Sud Italia.
L’iniziativa è stata organizzata dalla Prima Circoscrizione, da Sos Ballarò e da Kala Onlus in collaborazione con Kalsa Solidale e Ubuntu.