Ascolta l’intervista al professore Baldo Portolano cliccando sul play della foto principale
Protesta pastori siciliani: “più latte per le produzioni di qualità”
Palermo. Le proteste di questi giorni dei pastori siciliani sul prezzo del latte hanno fatto evidenziare problematiche diverse da quelle rivendicate in Sardegna.
Notevoli differenze che impongono alla Sicilia una riflessione per il rilancio del settore zootecnico e per la valorizzazione di prodotti Dop.
Nell’Isola sono 8.696 le aziende di ovini ma soltanto 1.500 sono autorizzate a produrre latte .
Il resto sono aziende da carne, non autorizzate alla mungitura, che di fatto producono anche latte che entra nel mercato, ma senza essere riconosciuto ufficialmente come prodotto di qualità.
Basti pensare che dei 100 milioni di litri latte prodotti annualmente in Sicilia soltanto il 6% viene utilizzato per la trasformazione in prodotti Dop (Denominazione origine protetta) .
Sono tre i Consorzi di tutela presenti in Sicilia che producono Dop: Vastedda della Valle del Belice, il Pecorino siciliano e il Piacentino ennese.
Delle oltre ottomila aziende ovine soltanto poche centinaia di allevatori confluiscono il loro latte nei consorzi e questo di certo non aiuta il sistema a decollare.
In Sardegna invece, malgrado poi i problemi di sovrapproduzione, ben il 60% del latte prodotto finisce per produrre Pecorino Romano.
Numeri notevolmente differenti che impongono nuove regole e soprattutto l’aumento di allevatori siciliani all’interno dei Consorzi di tutela.

Professore Baldo Portolano
In merito a queste problematiche abbiamo sentito il professore Baldo Portolano del Dipartimento Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali dell’Università di Palermo il quale ha proposto soluzioni che possano portare ad un maggiore sviluppo del settore zootecnico in Sicilia.
“Occorre intervenire nella fase della produzione primaria – ha sottolineato Portolano – con una sensibilizzazione da parte degli allevatori che potrebbero sempre più confluire il loro latte ai Consorzi di tutela che ha loro volta avrebbero poi bisogno di un maggiore sostegno dalla Regione Siciliana per commercializzare i loro prodotti di qualità”.
Per il professore Portolano, tale processo potrebbe soddisfare le esigenze dei pastori e dunque aumentare il prezzo del latte dai 70 centesimi al litro anche ad un euro. “Bisogna fare sistema – ha aggiunto Portolano – collaborando con gli allevatori e soprattutto sostenendoli a produrre latte di qualità con strutture più idonee e attraverso un processo non solo di controlli, ma in una prima fase, soprattutto di informazione e assistenza tecnica”.
Dal Governo Musumeci, dopo l’incontro che si è tenuto a Palazzo d’Orleans la massima collaborazione per risolvere una problematica ben conosciuta dagli addetti ai lavori.
Un appello che, in questo senso, il governatore ha rivolto ai 400 caseifici dell’Isola. “Un bel capitale”, l’ha definito Musumeci sollecitando l’avvio di una stretta collaborazione “in un meccanismo che assicuri una rigorosa vigilanza sul rispetto delle regole da parte di tutti e che a tutti porti benefici”.
NUMERI DELLA ZOOTECNIA SICILIANA
In Sicilia sono 8.696 le aziende di ovini. Il dato è aggiornato alla fine di gennaio di quest’anno.
La fotografia sul bestiame è questa: gli ovini ammontano a 860.626, mentre i caprini risultano essere 120.438 per un totale di 981.064 capi.
La quota del latte destinata a Dop è del 6-8 per cento e le produzioni riguardano la Vastedda della Valle del Belìce (52.161 forme), il Pecorino siciliano (8.078 forme) e il Piacentinu ennese (12.534 forme).
Per la Vastedda del Belice, il prezzo medio va dai 9,60 euro alla produzione ai 15 euro al pubblico. Il Pecorino siciliano, in fase di produzione, costa 10 euro mentre al pubblico viene venduto 17-18 euro.
Il Piacentinu ennese richiede al produttore un esborso di 13 euro e al compratore di 22 euro.